giovedì 18 maggio 2017

Il labirinto. Maze Runner #1...

di James Dashner.


Thomas si risveglia in un ascensore senza ricordi di sé o della vita precedente. L'ascensore lo conduce in un strano posto, un'enorme fattoria chiamata La Radura, abitata da adolescenti, tutti maschi, anch'essi arrivati lì tramite l'ascensore, e tutti senza ricordi della loro vita precedente l'arrivo.
La cosa più assurda è che la Radura è circondata da mura altissime che poi sono quelle di un labirinto sterminato, abitato da mostri spaventosi, e i cui muri si spostano ogni notte. 
Perché Thomas e gli altri sono lì? Chi ce li ha portati? Chi ha creato il labirinto? E cosa si aspettano da loro questi "creatori"? Ma soprattutto, esiste un modo di lasciare la Radura?

Premessa: di solito nella recensione approfondisco un po' la trama rispetto alla sinossi inziale, ma stavolta cercherò di evitarlo, non fornendo altri particolari; la parte migliore di questo libro, infatti, è scoprire i dettagli sul labirinto a poco a poco, e non voglio sciupare il divertimento.
 
Il labirinto, primo volume di una trilogia, è un romanzo distopico destinato ad un pubblico giovane.
La realtà in cui Thomas viene catapultato è a dir poco incredibile. E' solo un ragazzino, ma si ritrova in un posto pericoloso ed incomprensibile. Intorno a lui, altri ragazzi che si trovano nelle sue stesse condizioni: non hanno ricordi della vita precedente al loro arrivo nella Radura, nessuno sa come o perché siano in quella situazione; allo stesso tempo però, cercano una soluzione, una via di fuga, e cercano altresì di mantenere l'ordine nella Radura, dove hanno creato una società ben organizzata.
Inizialmente nessuno sembra propenso a rispondere alle domande di Thomas; a ogni sua richiesta viene inevitabilmente risposto di attendere, e questo si rivela un po' frustrante per il lettore.
Allo stesso tempo però, è anche abbastanza naturale che alcune cose Thomas debba vederle e toccarle con mano; l'enormità della situazione in cui si trova catapultato non può essere spiegata facilmente a parole. Perciò, anche se è evidente che il rimandare le spiegazioni è un espediente dell'autore per mantenere alto il livello di mistero e di curiosità, si tratta comunque di un espediente accettabile.
 
La costruzione dell'atmosfera misteriosa ai limiti dell'inspiegabile è sicuramente la cosa migliore del romanzo. L'autore riesce a creare un'ambientazione ben fatta, che instilla angoscia, quasi claustrofobia nel lettore, oltre al desiderio di capire cosa sta succedendo.
Ho trovato interessante anche la costruzione della società creata dai ragazzi, e addirittura di un loro slang fatto di parole create appositamente, come sploff (me**a), pive (pivello), caspio (cacchio, o peggio), fagio (fagiolino, ovvero ultimo arrivato).
Unico difetto dell'ambientazione è la descrizione dei mostri del labirinto, chiamati Dolenti. Onestamente io non sono riuscita a figurarmi come siano fatti e in che modo si muovano, a cuasa di descrizione piuttosto vaghe e confuse.
 
Quello che invece ho trovato meno convincente è stata invece la costruzione dei personaggi. Ce ne sono diversi, Thomas, che accompagna il lettore alla scoperta ei misteri del labirinto; Newt e Alby, i leader del gruppo, Chuck, il primo amico di Thomas alla Radura, Gally, inspiegabilmente ostile a Thomas. Ecco, più o meno parlano tutti con la stessa voce. E' difficile per il lettore provare empatia per loro. La narrazione è molto fredda e distaccata. Le emozioni provate dai personaggi sono raccontante, mai mostrate, e anche frettolosamente, come se l'autore dovesse levarsi il pensiero, e proseguire con la storia. Più che farci vedere la frustrazione, o la confusione, o lo smarrimento attraverso le azioni, l'autore preferisci dirci a ogni piè sospinto che Thomas o qualcun altro sono confusi, o tristi, o smarriti. Onestamente questo appesantisce un po' la narrazione, perché quando si tratta dell'interazione pura tra i personaggi, raccontata quasi sempre tramite discorso indiretto (mentre le informazioni ci vengono per lo più date col discorso diretto), viene voglia di saltare a piè pari i passi corrispondenti per concentrarsi esclusivamente sul progredire della trama.
Altra cosa che ho trovato un po' forzata, è stata la molla che spinge in avanti la trama, ovvero l'arrivo di Thomas e poi di una ragazza, l'unica presente nella Radura. Ora, sebbene si capisca che Thomas e Teresa (questo è il nome della nuova venuta) abbiano qualcosa di diverso dagli altri, ho trovato comunque forzato che i due abbiano idee e intuizione che permettono in parte di svelare il segreto del Labirinto (idee e intuizioni che loro hanno dopo pochi giorni dal loro arrivo, mentre gli altri che sono lì da due anni non hanno mai provato, per esempio, una cosa semplicissima come arrampicarsi sulle mura del labirinto. Questo credo sia un grosso limite della trama.)
 
Il finale merita qualche riga di commento. Sebbene lasci in sospeso più di qualche domanda, il finale risponde almeno a quelle più urgenti (cos'è il labirinto, chi l'ha creato e perché), ma soprattutto apre nuovi scenari  che fanno ben sperare per il prosieguo della trilogia.
 
In conclusione, si tratta di un libro con una storia potenzialmente esplosiva, che però necessita della lettura degli altri volumi della serie perché il lettore possa avere tutte le risposte. La lettura è a tratti pesante, a causa della scarsa immedesimazione con i personaggi, ma la curiosità di scoprire l'enigma del labirinto tiene comunque accesa la voglia di proseguire.
 
Voto: 6 e 1/2

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