venerdì 13 novembre 2009

Un anello da Tiffany...

...di Lauren Weisberger.

Tre amiche trentenni, ognuna con una situazione sentimentale diversa ma sicuramente non facile, stringono un patto tra loro: nel giro di un anno, proveranno a cambiare radicalmente la loro vita.
Adriana, bellissima brasiliana che passa da un uomo a un altro senza rimorsi, dovrà trovare un marito o una relazione stabile; Emmy, appena mollata dal fidanzato fedigrafo, si rifarà vivendo un'avventura dopo l'altra; e Leigh...già, cosa farà la nevrotica ma seria, pacata, metodica Leigh, che vive con fidanzato bellissimo e innamoratissimo? Leigh ancora non lo sa, ma troverà anche lei il modo di migliorare la sua vita e partecipare al patto.

Lauren Weiberger è l'autrice di Il diavolo veste Prada e Al diavolo piace dolce.
Tralascio ogni commento su quest'ultima traduzione, che ha il solo scopo di comunicare al lettore medio che sì, questo libro è di quell'autrice lì che ha scritto quell'altro libro là da cui poi hanno fatto un film con quell'attrice famosa lì, cosa...come si chiama?
Ecco, più o meno è così che le case editrici immaginano il lettore medio e i suoi pensieri.
Ma poi, cos'è che al diavolo piace dolce? Evito di rispondere alla mia domanda perchè questo è un blog per famiglie!

Vorrei soffermarmi su i primi due romanzi della Wisberger. Due piccole perle: se non li avete letti, ve li consiglio.
Definirli chick-lit è riduttivo, dove per chick-lit si intenda narrativa d'evasione senza alcuna pretesa.
Specie Il diavolo veste Prada è sì divertente, ma è soprattutto realistico, profondo, amaro.
Meno amaro il secondo romanzo, ma comunque anch'esso non è superficiale.
L'ironia è graffiante, a volte anche cattiva, in entrambi i lavori.
Quindi, forte di questi due ottimi precedenti, lo scorso Natale ho regalato a mia sorella Olimpia il terzo lavoro della Weisberger: Un anello da Tiffany.
A dire il vero ero indecisa se comprarle Il gioco dell'angelo oppure questo, e sinceramente non saprei dire se le sia andata meglio o no.

Certo, Un anello da Tiffany non raggiunge la sconfinata approssimazione del romanzo di Zafon, ma non è un bel libro.
E' piatto e scontanto.
Abbiamo tre amiche trentenni. Puzza di già visto, già sentito? Da Sex and the city, passando per Desperate Housewives e Lipstick Jungle, il gruppetto di amiche trentenni in carriera e con una vita sentimentale incasinata è stato ampiamente sfruttato. Ma su questo si potrebbe anche passar su, se le tre amiche avessero un minimo sindacale di originalità e di spessore.
Quello che intendo è che si può scrivere una buona storia, una storia che intrattenga e diverta, anche senza toccare i vertici dell'originalità; anche mescolando elementi non proprio nuovissimi. Tutto sta a saperli mescolare. Ci sono molti modi per farlo bene, secondo me.
Per esempio, individuare un punto di vista insolito.
In Il diavolo veste Prada abbiamo uno spaccato di quanto sia cinico e disumanizzante il mondo della moda. Qualcosa di nuovo? Non proprio. Ma è narrato da un punto di vista diverso. Non le solite modelle belle e senz'anima, ma la direttrice di una prestigiosa rivista che sfiora la cattiveria di Hannibal Lecter.
Pensate adesso a I love shopping. Ci dice che alcune donne fanno letteralmente follie davanti alle vetrine. Qualcosa di nuovo? No.
Ma l'argomento viene svolto ingigandendo a dismisura l'irresponsabilità di Becky, che si caccia in situazioni assurde e surreali, descritte con ironia, e che fanno ridere.

Qui non abbiamo nemmeno il tentativo, secondo me, di scrivere una bella storia. L'autrice non si è impegnata a dare un minimo di verve alle vicenda, o almeno a infilarci un pizzico di ironia per alleggerire lo svolgimento piuttosto piatto e senza scossoni della trama.
A tratti ho persino avuto l'impressione di una certa superficialità nello scrivere, senza andare a fondo, senza preoccuparsi che i pezzi combaciassero, e che quello che si scrive fosse minimamente credibile. Come se il romanzo fosse stato scritto controvoglia.
Ho trovato poi francamente irritante il tentativo di spacciarci avvenimenti assolutamente banali, comuni e inutili per Grandi Accadimenti Che Imprimono Una Svolta Alla Storia e costruirci intorno reazioni emotive esagerate e totalmente spropositate delle protagoniste. Come se fosse successo chissà che, e invece non è successo proprio niente.
Niente. Ecco di che cosa è fatto questo romanzo.

Mi spiego meglio.

C'è Adriana, di origine brasiliana, che è bellissima, ricchissima, sexy, affascinante. E' stato irritante da morire leggere ogni tre righe la descrizione di quanto fosse bella, quanto lucenti fossero i suoi capelli, quanto fosse piatto il suo ventre, e come, anche quando spostava semplicmente il sedere sopra una sedia - senza alzarsi, eh, semplicemente mettendosi più comoda -, gli uomini si voltavano a guardarla rapiti (davvero, non me lo sono inventato, nel libro succede realmente!)
Echeppalle! (scusate il francesismo, ma quando ci vuole...)
Trovo estremamente noioso e sciatto questo ripetersi di situazioni identiche ogni tre righe.
Adriana si tocca i capelli - un uomo si volta a guardarla.
Adriana si fuma una sigaretta - due uomini si voltano a guardarla.
Adriana sbatte le ciglia - tre uomini si voltano a guardarla. E così via.

Adriana, nonostante tutto ciò, alla soglia dei trent'anni è tremendamente preoccupata di veder comprarire la prima ruga. E già, capisco che avendo costruito un personaggio che ha tutto dalla vita, qualche problemino esistenziale bisognerà anche appiccicarglielo, no? Altrimenti il lettore come fa a identificarsi?
Ma più interessante è notare come le è venuto il dubbio che la bellezza possa un giorno svanire. Il dubbio le sorge perchè (tenetevi forte) un giorno un pappagallo l'ha guardata e ha detto "ciccia!".
No, dico sul serio. Il pappagallo le causa una crisi esistenziale. (Ah beh, se è per questo io ho due canarini, ma per fortuna non parlano...)
Cito:
Per quanto tempo ancora poteva ragionevolmente aspettarsi di condurre il gioco prima che la bellezza cominciasse ad appassire? Trentuno? Trentadue? Forse. Ma probabilmente era meglio non rischiare.
Eccerto, a trentatrè anni infatti scatta la rottamazione. Meglio non rischiare, eh.
A parte la superficialità di queste affermazioni, esse potrebbero ancora avere un senso se Adriana ci fosse descritta come una maniaca perfezionista, che cura il proprio corpo ossessivamente. Una paranoica, insomma.
Ma metterle in bocca pensieri paranoici così, random, quando niente (a parte il pappagallo) è intervenuto a turbare il suo equilibrio, è gratuito e non ha molto senso.

Adriana non fa assolutamente niente per vivere (no, andare dall'estetista ogni 5 minuti non conta), ma dipende economicamente dai ricchissimi genitori; e credete che si ponga il problema? Certo che no, almeno fino a quando, in seguito alla promessa fatta alle amiche, si trova un fidanzato stabile. Solo allora, le viene in mente che forse (forse, eh!) non è tanto gratificante starsene con le mani in mano tutto il giorno, visto che adesso non può più nemmeno andare a caccia di uomini! Una ragazza deve avere un hobby, nella vita, no?  Altrimenti rischia di annoiarsi, e si sa, la noia fa venire le rughe anche prima dei trentadue anni! Orrore!
Naturalmente, siccome lei è bellissima, sexy, affascinante....etc. etc., va a una cena, casualmente da un consiglio a una redattricie di Marie Claire e casualmente diventa collaboratrice della rivista. Problema risolto. Senza bisogno di alzare un dito. O meglio, senza bisogno di muovere il sedere sulla sedia!

Vogliamo parlare poi del fidanzato di Adriana? Bello, ricco e famoso? Conquistato in più o meno mezz'ora? Tra una messa in piega e una manicure?
E sia, parliamone. In pratica non è un personaggio, è un pezzo di arredamento. Sta lì, sullo sfondo, come una tenda o una carta da parati.
Serve solo ad Adriana come assicurazione contro i rischi del futuro & dell'invecchiamento precoce.
Il che mi starebbe anche bene, se si intendesse sottolineare la incredibile superficialità di una donna che si fidanza perchè non avere l'anello al dito a trent'anni pare brutto.
Ma così non è. Tristezza!

Passiamo alla seconda amica: Emmy. In una parola, una lagna. Classica, irritantissima figura di donna che senza un uomo accanto non sa che pesci prendere.
Viene mollata dal fidanzato fedifrago all'inizio del romanzo, e dopo anni di bugie, tradimenti e ostentata indifferenza di lui, lo rimpiange. (Va be', contenta lei...)
Decide di diventare una mangiatrice di uomini, e naturalmente ci riesce, dopo le prime comprensibili difficoltà.
Incontra un uomo in albergo. Le piace, ci chiacchiera un po', medita di portarselo a letto, ma prima che lei possa invitarlo esplicitamente, lui deve scappare perchè invitato ad una festa.
E lei ci resta male, per sei mesi si chiede dove ha sbagliato e perchè lui l'ha rifiutata.
Ho riletto il brano più volte, nel tentativo di trovare dov'è che lei lo avesse invitato e quando lui le avrebbe mollato il due di picche. Non sono riuscita a trovarlo. Eppure si va avanti per pagine e pagine con Emmy che si tormenta!
Comunque, dopo questa devastante esperienza, quando Emmy finalmente riesce ad avere la sua prima, eccitante avventura da una notte e via...ecco il colpo di genio! Lei ci resta male perchè lui voleva un'avventura di una sola notte, e se ne va via senza giurarle amore eterno!
Mah.

Leigh, la terza del gruppetto, potrebbe essere potenzialmente la più interessante. Editor in una grande casa editrice, è incastrata in una relazione che non le da gioia, ma che non tronca perchè, a detta di tutti, lui è un uomo perfetto. In più, è affetta da manie ossessivo-compulsive.
Ho detto potenzialmente interessante, perchè sarebbe stato lecito aspettarsi che le sue manie di ordine, pulizia, eccessiva schematizzazione le portassero qualche problema, qualche difficoltà nella vita di relazione o sul lavoro. Macchè. Per tutto il libro vengono trattate alla stregua del vizio di mangiarsi le unghie. Fastidioso, ma niente di più.

Tra le sue manie c'è anche quella di dire quello che le passa per il cervello, senza filtri.
Sempre?
No, non sempre. Ogni tanto. Quando capita. Quando è comodo ai fini della trama.
Esempio: Leigh incontra un giovane autore, Jesse Campbell, - il classico bello e maledetto - (cos'è questo odore? Ah, sì, sono i clichè che si spandono...) che, dopo due romanzi estrememamente buoni, e un terzo che è stato un flop, tenta di tornare alla ribalta con una nuova opera.
Il discorso vira su una recensione estremamente cattiva ricevuta dal romanzo-flop da parte del critico del Times.

"La recensione era meschina [dice Leigh ], non c'è dubbio. Vendicativa e poco professionale, un colpo basso. Detto questo, credo che Rancore [il romanzo flop] sia la sua opera più debole. Non meritava una recensione come quella, ma non è nemmeno lontanamente al livello della Sconfitta della Luna o, naturalmente, di Disincanto."
Bene, questa opinione è definita nel testo temeraria. Talmente cruda e cattiva da far temere a Leigh di essere licenziata per averla espressa.
Addirittura nell'udirla il capo di Leigh si porta una mano alla bocca in preda ad un muto orrore.
Ma stiamo scherzando? Questa sarebbe l'idea che la Weisberger ha di critica crudele?
Naturalmente Leigh non viene licenziata, ma non perchè in fin dei conti non ha detto nulla di male, ma perchè l'autore ha apprezzato la brutale sincerità della donna, e vuole accanto a sè una editor che abbia il coraggio di dirgli sempre la verità, perchè da quando è diventato famoso, nessuno è mai stato sincero con lui.(Oh, poverino!)
E Leigh, di fronte alla proposta, come risponde? Così:

"Ogni tanto parlo senza pensare. Ma non credo di essere capace di essere sincera a comando. Quel genere di cose mi esce fuori quando meno me lo aspetto."
Cioè, ci stai dicendo che non riesci a dire normalmente la verità? Che non ti viene naturale dire la verità quando apri bocca? Il problema, casomai, dovrebbe essere il contrario, dovrebbe essere difficile mentire a comando!
E poi, fino ad ora ti sei disperata perchè dici tutto quello che ti passa per la testa, adesso che ti serve questa qualità, sostieni di non esserne capace?
Mah.

Leigh ha qualche dubbio sulla sua relazione; a pagina 103 confessa alla sua amica Emmy di non essere innamorata di Russell, il suo fidanzato (ah, detto per inciso, Emmy fa finta di aver capito male e ignora la questione. Certo, avendo amiche così, si spiegano perfettamente i disturbi del comportamento di Leigh... )
Se ne rende conto in quel momento, ma invece di scendere a patti con questa ammissione, a pag. 134 seguiamo il filo dei pensieri di Leigh e scopriamo che:
"Lei amava Russell, lo amava davvero."
Non una parola sulla crisi di 30 pagine prima.
Mah.
Inutile precisare che Leigh diventerà l'editor dello scrittore bello&maledetto, e indovinate come andrà a finire?
No, non ve lo dico, perchè è davvero troppo facile.

Di proporzioni epiche poi, sono i dubbi e la confusione che suscita il rapporto Leigh - Jesse Campbell.
Hanno un pranzo di lavoro per conoscersi meglio, scambiano quattro parole. Lui le dice che lavora meglio a casa sua, fuori città, e chiede a Leigh che i prossimi incontri di lavoro si tengano lì.
Poi si salutano. Piove. Lui se ne va. E Leigh?

"Beh, Leigh ribolliva di rabbia. Era vermanete un co****ne e un presuntuoso. Non si era nemmeno preso il disturbo di chiederle se voleva un taxi o di accompagnarla a piedi in ufficio...non l'aveva nemmeno ringraziata per il pranzo! Non sapeva come avrebbe fatto a vezzeggiare un uomo con un ego formato mammut."

Non c'è che dire, un vero criminale.

In pratica, questo è il romanzo, per grandi linee.
Tra fidanzati che ritornano in ginocchio e fidanzati che non vedono la verità nemmeno se gliela metti per iscritto ("Leigh, ma che ti succede? Sono settimane che sei a terra, e non ho la minima idea del perchè." ); amanti con un nobile segreto da difendere, pappagalli a dieta, cameriere ventenni che sperano di arrivare come le protagoniste a trent'anni (hanno trent'nni, non settanta!! Ma perchè nessuno sembra capirlo?), si va avanti così, fino all'immancabile lieto fine, sdolcinato e scontato anch'esso.

Libro da evitare.

Ps: Olimpia, è tutta colpa mia! Perdonami! :)

Pps:e siccome mi piace farmi del male (letterariamente parlando) adesso sto leggendo il secondo seguito autorizzato di Via col Vento, ovvero, Il mondo di Rhett. La recensione prossimamente su queste pagine!

6 commenti:

  1. Il ibro sarà il niente assoluto (e non lo comprerò); in compenso, la tua recensione è veramente gustosa e divertente!!!

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  2. Lisse sei favolosa...con una recensione così non comprerei questo libro nemmeno se fosse proposto con uno sconto del 90%!!!!

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  3. Non ti preoccupare continua a regalarmi (e prestarmi!!) libri!! La tua recensione mi è piaciuta molto + del libro, pensavo di essere stata io ipercritica ma vedo che abbiamo la stessa opinione!!

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  4. Mi hai convinto a non comprare questo libro..grazie mille..

    Ps. al diavolo piace dolce, quasi quasi mi è piaciuto di più de Il diavolo veste prada.

    Il tuo blog è una bella conquista..aspetto con ansia la tua recensione sul Mondo di Rhett

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  5. Ciao! Ho appena finito di leggere questo libro (rimanendone davvero scioccata) e sono venuta a cercarne delle recensioni per capire se fossi solo io a pensarla così. Condivido pienamente ogni parola! Complimenti per il tuo blog!

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  6. Ciao!! Ho finito proprio ieri sera di leggere questo libro ed effetivamente sono rimasta anche io delusa e amareggiata dalla scrittrice. Eppure gli altri due libri sono stati veramente divertenti ed autentici, quasi alla stessa stregua della Kinsella (lei non la batte nessuno) ma "un anello da Tiffany" , adesso non lo consiglierei affatto ... Quindi condivido pienamente le tue parole dalla prima all'ultima! Complimenti!

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