venerdì 5 agosto 2022

Questioni di sangue...

 ... di Anna Vera Viva.

Raffaele torna dopo quarant'anni a Napoli, nel Rione Sanità, il luogo dove è nato ma che ha lasciato da bambino alla morte della madre. Ci torna come parroco della chiesa di quartiere, e ritrova suo fratello, Peppino, che è diventato il boss di quel luogo.
Lo scontro è inevitabile, eppure qualcosa li unisce inesorabilmente, il richiamo del sangue. Quando un cadavere viene ritrovato in un appartamento del quartiere, e Peppino risulta essere uno dei tanti che avrebbe avuto motivo di eleminare la vittima, Raffaele non riesce a fare finta di niente, e decide di mettere la sua conoscenza dell'animo umano al servizio della verità. Raffaele ha bisogno di sapere se suo fratello è uno spietato assassino, o se in lui c'è ancora qualcosa che può essere salvato.

Se Questioni di sangue fosse un quadro, sarebbe una tela dipinta con colori vividi, con uno sfondo dai toni accecanti, di quelli che saltano subito fuori dalla cornice.
Il romanzo inizia subito forte, e la vicenda prende immediatamente i contorni del dramma doloroso. Il Rione Sanità assurge subito a protagonista, col suo carico di umanità dolente, di sentimenti appassionati e vita vissuta con la pressione sempre altissima, con i battiti costantemente accelerati, con una sensazione di emergenza che stimolava la continua produzione di adrenalina.
 
Ci si sentiva scoppiare di vita - è vero - ma non erano ritmi che si potessero tenere a lungo senza subire danni irreparabili. Per sopravvivere senza lesioni bisognava nascere con gli anticorpi. Bisognava nascere napoletani. 
 
 In questa frase è spiegato tutto il senso e la potenza dell'appartenenza ad un luogo speciale (nel bene e nel male) come è Napoli, e il suo cuore antico, il Rione Sanità. L'ambientazione è descritta senza pietismi, senza pregiudizi, con colori vivi e reali.

Raffaele ritorna dopo quarant'anni, si crede estraneo e invece non lo è. Scopre che non ha mai potuto recidere il legame fortissimo con la sua terra, e la sua riscoperta delle origini a cui era stato improvvisamente strappato è un romanzo nel romanzo e offre riflessioni ed emozioni non da poco.
 Raffaele ritorno come parroco, ed ha tutte le intenzioni di rimboccarsi le maniche e di dare il suo contributo alla rinascita del quartiere. Questo lo porterà inevitabilmente a scontrarsi con il fratello, ormai indiscusso boss della camorra e un rapporto pacifico tra due figure così antitetiche sembra impossibile. Eppure l'autrice riesce a costruire magistralmente la relazione tra i due fratelli, in un modo ambiguo eppure credibile, giocando con l'incoerenza della vita, il dualismo dei sentimenti umani e l'impossibilità di ignorare i legami di sangue.
Il romanzo sarebbe stato profondamente interessante anche solo così, ma su questo sfondo si innesta una trama gialla di tutto rispetto, con una vittima odiosa, un'indagine classica, una miriade di sospettati e di moventi. Eppure la verità sarà una sola, e la meno scontata e quella più sorprendente ed amara.

Se proprio dovessi trovare un difetto a questo romanzo, direi accanto alla ottima costruzione dei personaggi principali (Raffaele e Peppino), quelli secondari a volte peccano di ingenuità e hanno tratti strereotipati: la perpetua pettegola, il giovane che si redime, la bella del quartiera un po' str***a e così via.
Ma è qualcosa che si perdona facilmente, e finita l'ultima pagina resta la sensazione di un romanzo ben scritto, denso di storie e significati.

Voto: 8
 

Nessun commento:

Posta un commento