venerdì 5 agosto 2022

Il dubbio delle signorine Devoto...

 ... di Renzo Bistolfi.

Sestri Ponente, 17 luglio 1960. Nella via Privata Vassallo tutto sembra svolgersi secondo usanze e ritmi ben precisi. Le sorelle Siria, Santa e Mariannin Devoto si preparano per il vespro al santuario di Virgo Potens per verificare – in realtà criticare – i lavori voluti dal parroco; Luigina Leoncini, appollaiata alla sua finestra, trascorre il tempo a osservare le vite altrui; il dottor Cabella non conosce riposo, se c'è di mezzo la salute dei suoi pazienti; e così Isa, che si destreggia tra gli appuntamenti del suo lavoro ufficiale da infermiera a domicilio, e quelli ufficiosi, atti a rallegrare i vecchietti del vicinato. Tuttavia, non è ancora buio quando il subbuglio si impossessa del quartiere: Isa viene trovata morta in casa, il marito, ubriaco e confuso, accanto a lei con l'arma del delitto in mano. Un delitto di rapida soluzione, giacché la confessione del marito arriva presto a chiudere il caso. Qualcosa però non torna, ne è convinto il maresciallo Galanti, e ancor di più lo sono le signorine Devoto, che iniziano a raccogliere informazioni sfruttando l'incrollabile stima di cui godono e la loro innata e provata capacità dispennare le oche senza farle gridare. E mentre i dubbi prendono sempre più consistenza, aumentano i crimini e i pericoli, nel loro ormai non più quieto quartiere...
 
Diversi anni fa, ho letto I garbati maneggi delle signorine Devoto, uno dei primi romanzi di Renzo Bistolfi, ed il primo con protagoniste le sorelle Devoto, e devo dire che non mi avevano impressionato nè l'uno nè le altre.
Eppure nel corso degli anni ho avuto modo di leggere altro di questo autore, e devo concludere che è decisamente, indubitabilmente, indiscutibilmente migliorato.
Questo nuovo romanzo sulle anziane sorelle genovesi mi ha folgorato.

Siria, Santa e Mariannin sono tre anziane sorelle della buona borghesia genovese. Sono rimaste ferme ad un mondo che probabilmente esisteva prima della guerra, un mondo fatto di buone maniere, parole sussurrate, guanti di pizzo e decoro. Nonostante l'apetto un po' vintage ed innocuo, le tre sorelle nascondono acume, ingegno, coraggio e grande solidità, oltre ad un incrollabile senso etico.
Con tatto e delicatezza, accompagnano il marescello Galanti verso la soluzione del caso di omicidio di una conoscente, personaggio ambiguo e chiacchierato, di cui marito ha confessato, senza troppa convinzione, l'omicidio.

Con una ironia e una garbata leggerezza, di cui avevo tanto lamentato la mancanza nella recensione de I garbati maneggi della signorine Devoto, le sorelle indagano e ci portano alla scoperte dei segreti nascosti dietro la facciata di rispettabilità dei protagonisti.
L'ambientazione profuma di tè e biscottini al burro; la trama procede con passo inesorabile e logico rigore verso la sua soluzione. Il giallo è interessante, la soluzione non scontata, gli indizi solidi. I personaggi coinvolti, sebbene siano tanti, sono tutti pennellati con ironia ed accuratezza.
Gli amanti del giallo classico non resteranno scontenti, anzi, si troveranno ad apprezzare la solida costruzione dell'intreccio giallo e la logica concatenazione degli indizi.
 
La vita, care sorelle, è come un pianoforte. Occorre pigiare i tasti giusti nell’ordine giusto, nevvero, altrimenti si ottengono solo suoni sconclusionati e la melodia non prende corpo. Il filo che ci ha portate fin qui, care mie, è un filo logico, annodato tra le chiacchiere, le dicerie, le conoscenze. Un filo logico che parte da una ciarla sbagliata e questa ciarla ci ha suscitato un’intuizione. 
 
Ma anche i diversamente giallisti troveranno che questo libro è delizioso.
Il romanzo si legge velocemente, ed è uno di quei libri che dispiace lasciare una volta finiti, perchè senti che ti mancherà qualcosa, perchè senza che ce ne accorgessimo Renzo Bistolfi ci ha reso parte di un mondo sparito, ma che istintivamente amiamo ritrovare nelle pagine dei romanzi.

Voto: 8

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