lunedì 14 marzo 2016

La rivoluzione della luna...

...di Andrea Camilleri.
 
Ci sono piccoli episodi nascosti nelle pieghe della storia, che si rivelano perle di conoscenza.
Se poi a narrarle è Andrea Camilleri, il risultato è assicurato.
 
Il tre settembre 1677, il Vicerè di Sicilia, Angel de Guzmàn, muore durante la seduta del Sacro Regio Consiglio. Uomo onesto e corretto, sfiancato da una lunga e inspiegabile malattia, aveva da tempo perso le redini del Consiglio che presiedeva. I sei Consiglieri ne avevano approfittato per concedere favori, accettare tangenti, amministrare la giustizia non per amor della stessa ma per favorire i ricchi e i potenti a scapito dei più deboli.
Il suo testamento dispone che a succedergli sia la moglie, donna Eleonora di Mora, per metà spagnola e per metà siciliana, donna di straordinaria bellezza ma anche di vivissima intelligenza.
I corrotti consiglieri credono di poter continuare a fare il bello e il cattivo tempo approfittando della giovane età e dell'inesperienza di donna Eleonora, ma ben presto capiranno di avere a che fare con un osso molto duro.
 
Eleonora scopre che il marito ha perso conoscenza durante la seduta del Consiglio, morendo dopo poco, ma che i consiglieri hanno preferito non chiamare un medico per soccorrere il Vicerè, e continuare la seduta per far approvare provvedimenti a loro favorevoli. Pertanto decide di vendicarsi di ognuno di loro.
Come in una partita a scacchi, Eleonora fa la sua mossa, cauta e ben studiata. Quando arriva la mossa della controparte, la donna è già pronta a rispondere.
Nei ventisette giorni in cui resterà in carica, Eleonora riesce a far passare diverse leggi a favore del popolo; a stroncare un traffico di giovani donne destinate alla prostituzione; a porre fine alle ruberie e ai gravi crimini del vescovo Turro Mendoza.
Proprio il vescovo sarà il suo nemico più difficile da sconfiggere, e la loro lotta porterà il re a richiamarla in Spagna. Ma Eleonora lascerà la Sicilia da vincitrice, e il romanzo avrà, come dice lo stesso autore, una conclusione né lieta né amara.

A picca a picca, nello spiazzo davanti al Palazzo, accominzaro ad arrivari a taci maci mindicanti, genti coi vistiti pirtusa pirtusa che cadivano a pezzi, genti struppiata alla quali ammancava un vrazzo o 'na gamma, ciechi, stroppi, malatizzi, sbinturati di nascita, curti di menti... ognuno aviva 'n mano un pezzo di pani che s'era potuto accattari pirchì ora il pani costava picca e loro ci potivano arrivari.
E se l'erano vinuto a mangiari 'n silenzio, per ringrazio, davanti a donna Eleonora.
 
Il romanzo ha un bell'intreccio fatto di episodi che lentamente si agganciano l'uno all'altro per comporre la trama. Come ho avuto modo di notare spesso, i romanzi di Camilleri sono come dei puzzle. Bisogna mettere a posto ogni tessera per poi godere della visione d'insieme. E ogni tessera si incastra sempre perfettamente al proprio posto.
Qualche difficoltà presenta la lettura perché il siciliano è ancora più stretto del solito, e lo spagnolo italianizzato parlato da donna Eleonora richiede anch'esso che ci si faccia l'occhio.
Il romanzo pesca dagli angoli remoti della storia una donna quieta, ma forte e decisa. Un personaggio storico letterario che, oltre a narrarci le sue vicende, sembra indicarci una via. Mi ha ricordato la poesia Se di R. Kipling, in particolare:

Se saprai mantenere la testa quando tutti intorno a te
la perdono, e te ne fanno colpa;
Se saprai avere fiducia in te stesso quando tutti ne dubitano,
tenendo però considerazione anche del loro dubbio. [...]
Se saprai sognare, senza fare del sogno il tuo padrone;
Se saprai pensare, senza fare del pensiero il tuo scopo,
Se saprai confrontarti con Trionfo e Rovina
E trattare allo stesso modo questi due impostori.[...]
Tua sarà la Terra e tutto ciò che è in essa,
E — quel che più conta — sarai un Uomo, figlio mio
!

Nel nostro caso, un Donna.
Indimenticabile.
Voto: 8

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