venerdì 18 dicembre 2009

Eldest...

...di Christopher Paolini.

Sarò breve, anche perchè dilungandomi rischierei di ripetere quello già deltto nella recensione di Eragon.

In questo secondo volume del Ciclo dell'Eredità, troviamo Eragon alle prese con il suo addestramento presso gli Elfi; i suoi crescenti sentimenti per Arya, l'elfa da lui salvata dalle grinfie di Galbatorix, il malvagio imperatore; e troviamo anche Roran, cugino di Eragon, alle prese con i malvagi agenti dell'Impero, i Ra'zac, che voglio catturarlo per usarlo come esca per intrappolare il giovane Cavaliere dei Draghi.

Comincio col dire che ho trovato questo secondo volume migliore del primo. Nonostante avessi letto in rete commenti meno lusinghieri, questo romanzo ha una maggiore ragion d'essere.
Lo stile di Paolini resta prolisso e incline a dilungarsi a vuoto su dettagli insignificanti, ma credo che uno sforzo di dare una maggiore consistenza alla trama sia stato fatto. Purtroppo, premesse che paiono interessanti vengono, nel prosieguo della trama, private di forza e coerenza dalle scelte dell'autore, sciupando così gli spunti di un certo pregio.

Facciamo degli esempi.
Il periodo di soggiorno del protagonista tra gli elfi non manca di organicità e di qualche spunto interessante.
Le battute iniziali dell'addestramento di Eragon sono quelle che hanno destato maggiormente la mia curiosità: si vedeva che qui c'era qualcosa da raccontare, da narrare al lettore.
E' un vero peccato che l'autore le tiri troppo per le lunghe, mostrandoci i giorni di Eragon in tutta la loro sfolgorante, banale ripetitività.
Avevo trovato piuttosto interessante poi l'aver finalmente cercato di dare a Eragon un po' di spessore.
Infatti il ragazzo, alla fine della battaglia con cui si chiude Eragon, aveva riportato una gravissima ferita, la cui cicatrice gli solcava l'intera schiena, e che essendo di origine magica lo tormentava senza preavviso, fino a farlo svenire e a renderlo, sostanzialmente, un invalido.
Di recente ho letto un manuale di scrittura, a firma di Orson Scott Card, il quale sostiene che niente è meglio della sofferenza per rendere un personaggio interessante e incuriosire il lettore. Parole sacrosante.
L'affermazione trova conferma anche qui.
Basta riflettere un attimo:  Eragon è l'ultimo dei Cavalierei dei Draghi, è la speranza dei ribelli e ha una ferita invalidante. Come se la caverà? Riuscirà a portare a termine il suo compito, nonostante tutto? Riuscirà a venire a patti con questa nuova realtà?
Ok, l'idea della ferita soprannaturale che tormenta il protagonista  non è nuovissima (Frodo, ci sei?) ma in fin dei conti aveva un che di intrigante.
Dico aveva perchè, più o meno a metà del romanzo, Paolini ha la brillante idea di far discendere dal cielo, durante una celebrazione elfica, gli spiriti dei draghi ancestrali, i quali, decidono, così, tanto per non annoiarsi, di guarire Eragon dalla sua ferita, di tramutarlo praticamente in un elfo e di fargli quindi acquisire forza, resistenza, agilità e velocità elfiche.
Da questo momento in poi Eragon, che già non se la cavava male, sarà sempre e comunque superiore a qualunque essere umano sulla faccia della Terra.
Mi verrebbe da commentare: ti piace vincere facile, eh?
La cosa che ho trovato maggiormente fastidiosa in questa svolta che ha preso la trama, è che Eragon non ha dovuto far nulla per conquistarsi questa guarigione miracolosa, non l'ha nemmeno dovuta chiedere; è piombata dal cielo e basta. Perchè gli spiriti ancestrali dei draghi gli hanno concesso questa benedizione? Perchè sì. Punto e basta.

Altro spunto intrigante (il migliore del romanzo, a parer mio) è quello che riguarda una bambina dei Varden (i ribelli) benedetta da Eragon prima di partire verso le terre degli Elfi.
L'intenzione del ragazzo era quella di gettare un'incantesimo su di lei in modo che fosse sempre protetta dal male e dal dolore; invece Eragon sbaglia la dizione delle parole nell'Antica Lingua, e condanna la bambina ad essere una protezione dal male e dal dolore. In pratica la bambina senta il dolore e la sofferenza di tutti quelli che le stanno intorno, e prova un impulso irrefrenabile a impedire che le persone soffrano.
Una condanna atroce, che potrebbe avere chissà quali conseguenze sulla sanità mentale della piccola e anche sullo svolgimento della trama. Peccato però che Paolini, per prima cosa, si premuri di rassicurarci sul fatto che gli Elfi hanno un incantesimo per contrastare quello pronunciato da Eragon (e prontamente glielo insegnano, naturalmente), e in secondo luogo, l'autore usa la bambina come uno sfiga-detector per Nasuada, giovane donna a capo dei Varden, che in pratica sfugge ad ogni pericolo o attentato portandosi appresso la piccola. La tensione subisce, in questo modo, un crollo verticale.

Alcune situazioni, poi, sono gestite in maniera da risultare deboli e poco credibili.
Prendiamo ad esempio le vicende di Roran. I Ra'zac, finalmente!, si accorgono che potrebbe essere un ostaggio prezioso, ma quando cercano di catturarlo si ritrovano contro l'intero villaggio di Carvahall. Al che, invece di radere al suolo tutto, oppure di catturare gli abitanti del villaggio e giustiziarne uno ogni ora finchè Roran non si fosse consegnato, pensano bene di accamparsi, insieme ad un manipolo di soldati, fuori dal villaggio e aspettare cortesemente che Roran si faccia vivo.
Anche quando i contadini si ribellano attaccando le guardie, a nessuno viene in mente di sterminarli e farla finita. No, i Ra'zac (che, ricordiamolo, possono uccidere con il solo alito) aspettano rinforzi. Sì, rinforzi per radere al suolo un villaggio di contandini male armati e non addestrati.
Alla fine, gli abitanti di Carvahall sterminano i soldati e fuggono, sperando di raggiungere i ribelli nei territori del Sud, e i Ra'zac portano via Katrina, l'amata di Roran, perchè sanno che lui, prima o poi, andrà a cercare di liberarla.
(Farlo subito pareva brutto, eh? Ma ve l'avevo detto che i Ra'zac hanno molti doni, ma non quello dell'intelligenza)

Se aggiungiamo a tutto ciò una rivelazione finale in stile Luke, io sono tua padre, possiamo avere un quadro completo della situazione.

Per quanto si notino dei piccoli passi avanti, continuo a credere che la storia complessiva del ciclo ne avrebbe guadagnato se fosse stata opportunamente tagliata e sintetizzata, e quindi il giudizio resta negativo.


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