domenica 25 dicembre 2016

Un'indagine al nero di seppia. Commissario Rebaudengo #1...

... di Cristina Rava.


La scheda del libro sul sito della casa editrice Frilli Editori.


Nella ridente località ligure di Alassio, vive e lavora il commissario Bartolomeo Rebaudengo, piemontese di Cuneo, mai abituatosi completamente alla località di mare e alle sue particolarità, usi e costumi (cibo compreso).
La routine tranquilla della cittadina viene interrotta il giorno in cui una donna denuncia la scomparsa del marito, professore di filosofia al locale liceo. Una decina di giorni dopo, viene ritrovato un cadavere...
 
Un'indagine al nero di seppia si inserisce nel prolifico filone di gialli "all'italiana", dove a farla da padrone sono investigatori che caratterizzano l'indagine con le loro peculiarità, il loro carattere, i loro pregi e difetti; in una parola, con la loro umanità. Spesso in questo genere di romanzi, non si sarebbe arrivati alla soluzione se l'investigatore di turno non avesse messo in campo, appunto, le sue peculiarità.
Perciò per parlare di un libro di questo filone narrativo inevitabilmente bisogna parlare del protagonista. Il commissario Rebaudengo è un uomo calmo, tranquillo, saggio e razionale. L'indagine per lui è fatta di lavoro paziente, di attesa, di dettagli.
La calma impregna l'atmosfera del romanzo. Non c'è suspense, quanto piuttosto un senso di attesa che impedisce alla storia di scadere nella noia.
Un professore di liceo, eccellente insegnante ma incline a correre dietro alle donne scompare. la moglie ne denuncia la scomparsa. Quando diversi giorni dopo viene ritrovato un cadavere, il lettore è in attesa di scoprire finalmente che ne è stato del professore. Ed è qui che invece l'autrice ci stupisce con una scoperta che non avevamo immaginato, e che imprime una svolta alla storia che pareva avviata verso uno svolgimento non noioso, ma forse un po' prevedibile.
Il resto della trama è abbastanza lineare, ed onestamente devo dire che il colpevole si intuisce abbastanza facilmente. Nonostante questo non posso dire che la storia sia stata noiosa, tutt'altro; in parte ciò è dovuto alla cura meticolosa con cui l'autrice ci descrive Rebaudengo e il suo modo di procedere. Il personaggio è ben fatto, ed appare vivo.
 
A mio parere, però, il romanzo ha due ordine di problemi. Il primo riguarda lo stile e il linguaggio. Al di là di qualche punto esclamativo di troppo, piazzato dove di enfasi non se ne sente proprio il bisogno, quello che non ho apprezzato sono i dialoghi.
Spesso i dialoghi o i monologhi interiori suonano tremendamente artificiosi, lontano dalla lingua parlata e non perfettamente intonati al personaggio che pronuncia le parole o formula i pensieri. 
esempio: un uomo scarsamente acculturato è arrestato perché sospettato di omicidio e di abusi legati alla pedofilia. Mentre lo interrogano l'uomo è smarrito e terrorizzato, e questi sono i suoi pensieri:
 
Gli occhi di Beniamino Bronda passavano dalle labbra del pelatino, che il suo avvocato chiamava con un tono sussiegoso “dottor Bottini”, a quelle dell’altro tipo, più belloccio ma imbronciato, che non parlava e osservava la scena con occhi di coyote, doveva essere il commissario e adesso gli sfuggiva anche il nome, lungo come la quaresima. Non capiva un accidente di tutto questo rimbalzare di parole, però aveva visto che la faccia del suo legale era diventata nuvolosa come un cielo estivo prima della grandine quando il pelato, che doveva essere un magistrato, un giudice, una roba simile, aveva pronunciato parecchie volte la parola “pedofilia”.
 
Ma sul serio un uomo di scarsissima cultura, che viene descritto come uno che non esce mai, legge solo riviste porno e passa tutta le sue serate a masturbarsi davanti a film per adulti, potrebbe pensare, mentre è in procinto di andare in galera con un'accusa infamante e pericolosa, che il nome del commissario è lungo come la quaresima? O davvero potrebbe richiamare, in un simile momento, i colori del cielo estivo prima della tempesta?
A me questi pensieri non sono sembrati intonati al momento ed al soggetto. 
Di esempi se ne potrebbero fare altri. Mi limito a citare una ragazzina di 15 anni che dice che la sorella starebbe benissimo anche con un "saio francescano"... non so, io non ce la vedo una ragazzina specificare saio e pure francescano parlando di vestiti e ragazzi.
 
Ho parlato di due grossi limiti. Detto del primo, resta il secondo.
Questo riguarda la trama e la soluzione con la scoperta del colpevole. Senza spoilerare nulla, mi limiterò a dire che se si accerta che da un cadavere è sparito l'oggetto A, se si accerta altresì che l'oggetto A è di proprietà di X, io trovo evidente sospettare di X, non del fratello del cognato del cugino del portiere di X.
 
Insomma, questa è una storia scritta con cura, forse anche troppa vista la perdita di spontaneità della narrazione, e l'autrice mi è sembrata più interessata a ricostruire un certo tipo di atmosfera che a narrare un mistery.Dal questo punto di vista il tentativo è riuscito, ma per me non è abbastanza.
 
Voto: 6

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