martedì 5 novembre 2024

L'anniversario...

 ... di Alice Feeney.

Adam e Amelia, coppia di sposi in crisi, vincono un soggiorno in una vecchia cappella riconvertita, nelle Highland scozzesi. Potrebbe essere l'ultima occasione per rimettere insieme i pezzi di un matrimonio che sta morendo senza un motivo apparente. Adam, sceneggiatore cinematografico, è ossessionato dal suo lavoro e dagli adattamenti dei thriller di un famoso scrittore, Harry Winter. Amelia, operatrice in un canile, si sente poco apprezzata e quasi invisibile per suo marito. Una storia come tante? Sembrerebbe di sì, se non fosse che sia Adam che Amelia hanno segreti, bugie e scheletri nell'armadio. E nessuno dei due può davvero fidarsi della persona che ha accanto.

Alice Feeney è l'autrice di Ogni piccola bugia, recensito in questo blog nel lontanissimo 2018, che rimane uno dei thriller piò interessanti che io abbia mai letto.
Con l'uscita di questo nuovo romanzo di Feeney, le mie aspettative erano comprensibilmente molto alte, ed in parte non sosno stata delusa ma... c'è un ma, purtroppo, come vedremo.

L'autrice costruisce intorno ai due protagonisti una ambientazione claustrofobica fin dalle prime righe:  un lunghissimo viaggio in macchina da Londra alle Highlands, la neve che cade, la campagna scozzese vuota e solitaria e due persone che poco o nulla hanno da dirsi.  L'alternarsi dei punti di vista di Amelia e Adam rende il libro, all'incirca per una metà, quasi una lunga e sofferta confessione che i due fanno al lettore; questa sensazione è accentuata dalle lettere mai spedite che segretamente la moglie di Adam scrive al marito in occasione di ogni anniversario. Questi due elementi (il senso di isolamento e le lettere che Adam non ha mai letto) creano una sorta di legame tra il lettore e la storia che ha tra le mani, e questo sicuramente è un grande punto di forza. 
Il lettore condivide questa intimità forzata con la coppia, percepisce il loro disagio a ritrovarsi da soli e li guarda mentre maldestramente tentano di riavvicinarsi. Il tutto condito con gli elementi classici della suspence: la corrente elettrica che non va, facce inquietanti dietro una finestra, comportamenti ambigui, porte chiuse a chiave che sembrano aprirsi da sole e la neve che cade fitta, inesorabile.

Dopo la prima metà il ritmo accelera quasi all'improvviso, e a questo punto diventa complicato mettere giù il libro e interrompere la lettura - segno questo che distigue, a parer mio, un thriller ben fatto dauno che invece non lo è.
Fin qui, in pratica ho descritto il thriller perfetto. Purtroppo però, questo è il momento in cui, per me, arriva il grande ma di cui parlavo prima. 
Quando arriva il momento di tirare i fili e sciogliere i nodi, la rivelazione (anzi, le rivelazioni) appaiono un po' buttate lì per caso, come se l'autrice, improvvisamente, ci dicesse: ah, a proposito, Lettore, sappi che x è nero ed y è bianco. Ora mettiti buono e andiamo avanti con la storia.
La sensazione di rivelazione non adeguatamente preparata è poi aggravata da un dettaglio della sinossi del libro, che deliberatamente mente al lettore
Sono andata a confrontare la quarta di copertina dell'edizione originale con quella italiana, ed in effetti l'edizione in inglese gioca sul filo del rasoio, mentre quella italiana svia (consapevolmente o inconsapevolmente?) il lettore.
 
Nonostante ciò, L'anniversario resta un buon thriller, che ha dalla sua una storia bella (che pecca più dal punto di vista del come è narrata che dal cosa viene narrato), personaggi ambigui quanto basta, è scritto con uno stile scorrevole e regala qualche ora di intrattenimento.
 
Voto:

 

Tre tazzine di caffè su cinque

mercoledì 17 maggio 2023

La libreria dei gatti neri...

 ... di Piergiorgio Pulixi.

«Un pensionato malinconico, un frate fin troppo vivace, un’ottantenne fissata con i serial killer, una ragazzina che si veste dark e sogna di uccidere qualcuno e un libraio sull’orlo del fallimento. È davvero questa la combriccola di investigatori a cui vuoi affidare la tua indagine?»
Grande appassionato di gialli, Marzio Montecristo ha aperto da qualche anno nel centro di Cagliari una piccola libreria specializzata in romanzi polizieschi. Il nome della libreria, Les Chats Noirs, è un omaggio ai due gatti neri che un giorno si sono presentati in negozio e non se ne sono più andati, da lui soprannominati Miss Marple e Poirot. Nonostante il brutto carattere del proprietario, la libreria è molto frequentata, ed è Patricia, la giovane collaboratrice di Montecristo, di origini eritree, a salvare i clienti dalle sfuriate del titolare. La libreria ha anche un gruppo di lettura, “gli investigatori del martedì”, un manipolo di super esperti di gialli che si riuniscono dopo la chiusura per discettare del romanzo della settimana. È una banda mal assembrata ma molto unita, di cui Marzio è diventato l’anima, suo malgrado. Un anno prima il gruppo si è dimostrato capace di aiutare una vecchia amica di Montecristo a risolvere un vero caso da tutti considerato senza speranza. Ora la sovrintendente Angela Dimase torna a chiedere la loro collaborazione per un’indagine che le sta togliendo il sonno: un uomo incappucciato si è presentato a casa di una famiglia, ha immobilizzato due coniugi e il loro figlioletto e ha intimato all’uomo di scegliere chi doveva morire tra la moglie e il figlio; se non avesse deciso entro un minuto, li avrebbe uccisi tutti e due. Il sadico killer viene presto soprannominato «l’assassino delle clessidre», visto che sulla scena del crimine ne lascia sempre una. Riusciranno gli improbabili “investigatori del martedì” a sbrogliare anche questo caso, intricato quanto agghiacciante, permettendo alla polizia di fermare il feroce assassino prima che colpisca di nuovo? 
 
L'ultimo libro di Pulixi, recensito su questo blog, non mi aveva fatto una grande impressione, però, ehi, chi sono io per resistere al fascino di un giallo ambientato in una libreria? In una libreria che vende gialli? In una libreria che vende gialli e le cui mascotte sono due gatti chiamati Poirot e Miss Marple?
Sono una lettrice di gialli semplice, se infili nel tuo romanzo citazioni letterarie dell'epoca d'oro del giallo, e mi strizzi l'occhio una pagina sì e una no, io non posso resistere.

Purtroppo, benchè abbia apprezzato tantissimo i vari omaggi letterari disseminati tra le pagine del romanzo, non posso dire che La libreria dei gatti neri mi abbia convinto fino in fondo.
 
Marzio Montecristo è un gran bel personaggio, devo riconoscerlo. Caustico, sfacciato, franco fino all'eccesso, colto e in fondo umano, sa catturare l'attenzione del lettore.
Peccato non possa dirsi lo stesso dei suoi comprimari, gli investigatori del martedì, di cui a stento ricordo i nomi. Ci sono tanto per riempire gli spazi vuoti, ma non sono davvero caratterizzati, ed a pensarci bene, qualcuno di loro potrebbe essere eliminato e il lettore neanche se ne accorgerebbe.

La trama, sebbene parta "col botto", e sia piuttosto intrigante, si affloscia man mano che viene sviluppata. Non perchè la storia non sia meritevole di attenzione, ma perchè viene, a parer mio, banalizzata dall'autore.
Cercando di non fare spoiler, due sono stati gli elementi che hanno spento il mio entuisiasmo. Il primo, è che gli investigatori del martedì hanno trovato la soluzione al caso collegandosi ad un sito e scaricando una serie di informazioni. Perchè trovo così scandalosa questa cosa? Semplicemente perchè le informazioni scaricate erano dati sensibili che NON SONO ASSOLUTAMENTE A DISPOSIZIONE DEL PUBBLICO. E attenzione: i protagonisti non hackerano il sito, si collegano e scaricano. Altra domanda che mi sono fatta, a riguardo, è stato come mai la polizia non abbia minimamente pensato di ottenere questi banalissimi dati per risolvere il caso e trovare collegamento tra le vittime e movente. Questo sì resta un mistero.

Secondo elemento deludente, la vera ciligina sulla torta, è il seguiente. Il colpevole viene incastrato mostrando a un testimone una foto del suddetto colpevole modificata facendo indossare alla figura in foto un passamontagna. E il testimone identifica senza ombra di dubbio l'assassino. Da una foto di un tizio in passamontagna. Ho già detto che il tizio in foto indossava un passamontagna?

Altra cosa che mi ha infastidito, è stata che questa: il romanzo strizza l'occhio agli amanti del giallo classico, gioca con le citazioni letterarie e le atmosfere classiche, ma contravviene a due delle regole del Decalogo di Knox per il giallo deduttivo. In particolare, viola la n. 8: l'investigatore non può scoprire alcun indizio che non sia istantaneamente presentato anche al lettore. Per carità, trattasi di una scelta legittima dell'autore, ma una scelta che io trovo molto, molto fastidiosa.
Per quel che riguarda l'altra regola violata, lascio ai lettori il compito di scoprirla.
 
In sintesi, La libreria dei gatti neri mi è sembrato un giallo con un buon protagonista e con una bella idea di partenza che però è stata sviluppata in maniera superficiale e pigra, quasi come se l'autore non avesse voglia di impegnarsi più di tanto per sbrogliare la matassa da lui stesso creata.

Voto:5

venerdì 4 novembre 2022

La settima luna...

 ...di Piergiorgio Pulixi.

Il vicequestore Vito Strega sta festeggiando in uno splendido hotel nel Supramonte, in Sardegna, la risoluzione di un difficile caso. Con lui c'è la sua squadra, composta dagli ispettori Eva Croce, Mara Rais e Bepi Pavan.

La meritata vacanza viene interrotta da una telefonata della questura di Pavia. In una zona paludosa del Parco del Ticino, nei pressi di Garlasco, è stato ritrovato il cadavere di una ragazza nuda, legata ed inginocchiata, con indossa una maschera bovina. La scena del crimine ricorda molto da vicino un vecchio caso risolto da Vito Strega, e nessuno meglio di lui e della sua squadra lo conosce. C'è un emulatore in libertà? O qualcuno sta cercando di attirare l'attenzione del vicequestore e dei suoi? 

Cominciamo questa recensione con un bel disclaimer: questo romanzo è il quarto di una serie, ma io ne ho affrontato la lettura senza leggere i precedenti. So benissimo che non si dovrebbe fare, ma io l'ho fatto perchè sono una figlia del demonio perchè mi è capitata la possibilità di prenderlo in prestito da un'amica, ed ero curiosa di leggere qualcosa di questo autore. Dunque qualcuno dei rilievi che farò potrebbe essere dettato dal fatto che sono piombata su questa serie noir partendo dalla fine.

Vito Strega e la sua affiatatissima squadra non si sono ancora ripresi dalla risoluzione del caso precedente, quello di un serial killer noto come il Dentista (e onestamente non voglio sapere il perchè di questo soprannome), quando sono chiamati in soccorso della questura di Pavia, per indagare su un caso che inizialmente pareva essere una "banale" scomparsa, ma che purtroppo si rivela un efferato omicidio, con dettagli rituali che ricordano qualcosa di cui Strega si è già occupato anni prima.

Teresa Polello, ragazza modello, amata da tutti, bella, intelligente, buona, salutava sempre, scompare nel nulla per diversi giorni, fino al ritrovamento del suo cadavere, che trasforma le ricerche di una persona scomparsa in una delicata indagine per omicidio, indagine condotta col timore che si tratti dell'opera di una serial killer che potrebbe colpire ancora.

La prima cosa che mi ha lasciata perplessa è stato il fatto che l'indagine vera e proprio inizia verso la metà del romanzo. Prima, ci sono circa 200 pagine in cui Strega e i suoi si danno (metaforicamente parlando) grosse pacche sulle spalle complimentandosi per la brillante risoluzione del caso del Dentista (e dopo la ventesima volta che mi si ricorda che il caso è stato brillantemente risolto, ecco, credo di aver capito, grazie per la premura, comunque) mentre nei dintorni di Garlasco polizia e volontari cercano senza sosta una donna scomparsa e sospettano un allontanamento volontario. 

Questo dilatarsi del prologo del romanzo non mi ha colpita favorevolmente, e mi ha anche un po' annoiata. Certo, magari ha aiutatato a conoscere meglio i personaggi, ma arrivati al quarto volume di una serie, c'è davvero bisogno di un così corposo numero di pagine per riprendere le fila delle vicende di Strega & co.?

I personaggi poi, sono un altro punto che mi ha lasciato perplessa. Ho trovato fastidiosissima la tendenza degli stessi a fare commenti e battute sull'aspetto fisico e sul peso di chiunque, soprattutto colleghi, anche conosciuti da poco. Capisco il clima goliardico e cameratesco creatosi tra i membri della squadra, ma a parer mio la tendenza è esagerata, e il troppo stroppia. Allo stesso tempo, oltre a queste continue battutine sul peso di Bepi Pavan, o sul peso di chiunque, o sull'altezza di una collega appena conosciuta, o addirittura sui problemi neurologici di un agente ferito in servizio, mi sembra che i personaggi siano caratterizzati poco o nulla, tratteggiati più attraverso clichè che attraverso un vero approfondimento. La diversa provenienza geografica dei membri della squadra sottolineata inserendo frasi in dialetto ne è un esempio. Non solo non basta a rendere originale, unico, riconoscibile un personaggio, ma è anche una abusata scorciatoia per tratteggiare un personaggio, a parer mio.

Un dettaglio poi verso la fine del romanzo ha rafforzato la mia idea che i personaggi siano scarsamente approfonditi e "curati", per così dire: durante una scena d'azione un agente che collabora con Strega viene ferito in modo serio (e abbastanza raccapriciante); subito dopo la risoluzione del conflitto, di questo agente perdiamo le tracce, Strega abbraccia i suoi sollevato per lo scampato pericolo, lui e le ispettrici ricominciano a darsi (metaforicamente parlando) grosse pacche sulle spalle per aver superato una situazione difficile, e nessuno che spenda una parola per chiedersi come sta X (non faccio il nome per non fare spoiler). Non sappiamo neanche se X sia vivo o morto, o sia stato almeno caricato su di un'ambulanza. Ma per carità, l'importante è che Pulixi si premuri di farci sapere che Vito Strega considera i suoi collaboratori come la sua famiglia.

Lo svolgimento della trama, nella seconda metà del romanzo, è moderatamente interessante; diverse false piste vengono indagate, poi abbandonate, poi riprese, il che rende l'impianto narrativo credibile e anche sufficientemente movimentato. Il finale non è scontato ma allo stesso tempo, chiuso il volume, non sono riuscita a togliermi di dosso quella sensazione di "già letto, già visto". 

Voto: 6-